Fin dalla notte dei tempi la donna e forse anche l'uomo hanno sentito l'esigenza di colorare le labbra, per evidenziarne la bellezza o addirittura la propria sacralità.
Gli antropologi sostengono che le labbra estroflesse e turgide hanno funzione di richiamo sessuale.
Come i primati esibiscono le proprie regioni genitali, quando sono eccitati, la donna usa le labbra.
Le labbra della bocca della donna rimandano a quelle dei suoi genitali e, come quelle si arrossano e inturgidiscono, quando la donna è sessualmente stimolata.
La psicologa Monica Moore ha osservato, che l'atto di mettere il rossetto difronte ad un uomo, è talvolta un segnale di disponibilità all'approccio.
In tempi non molto lontani da noi, addirittura il rossetto rosso era sinonimo di prostitute.
Ancora negli anni '60 le ragazze per bene se ne tenevano lontane, pena venir amaramente riprese da padri e fratelli.
Secondo alcuni psicologi, il colore del rossetto, oggi disponibile in mille varietà, è un messaggio nei confronti degli altri.
venerdì 27 dicembre 2013
venerdì 20 dicembre 2013
Perchè le donne usano il rossetto?
Il gesto tutto al femminile di andare davanti allo specchio, prendere un rossetto e passarlo sulle labbra, è naturale, quasi ancestrale.
Per quale motivo?
Qual è l'origine del rossetto?
E' sempre stato il principe del make-up?
Babilonesi e Sumeri antichi usavano truccarsi ed illuminare il proprio viso con pietre preziose triturate.
Nel 2800 a. C. nella tomba della sacerdotessa Shubad, principessa della città sumera di Ur, venne ritrovato un vasetto con all'interno una pasta di polvere rossa, fatta con essenza di rosa e olio di sesamo.
Sembra lo portasse sempre con sé all'interno di una scatolina di madreperla e filigrane, con una sorta di cucchiaino per applicarla.
Le donne egiziane si coloravano le labbra con ossido salino di piombo o ocra arancione, misto a grasso animale.
Si dice che Cleopatra utilizzasse pigmenti di coleotteri o formiche per ottenere una sorta di ombretto scuro, per mettere in evidenza la sacralità dei suoi occhi e delle sue labbra.
Le donne greche invece ottenevano tonalità marroni con polveri di argilla.
Nella Roma imperiale, durante le celebrazioni religiose, le labbra delle statue degli Dei venivano colorate col minio, mentre gli umani usavano il cinabro, un minerale molto tossico.
Nel mondo orientale, le geishe si coloravano le labbra, le sopracciglie e gli occhi con petali del cartamo schiacciato.
Un rossetto dal colore iridescente e luminoso veniva fatto con ben 60 fiori e aveva lo stesso valore dell'oro.
In Giappone il rossetto si dice beni, da benibana, il fiore da cui veniva tratto.
Per quale motivo?
Qual è l'origine del rossetto?
E' sempre stato il principe del make-up?
Babilonesi e Sumeri antichi usavano truccarsi ed illuminare il proprio viso con pietre preziose triturate.
Nel 2800 a. C. nella tomba della sacerdotessa Shubad, principessa della città sumera di Ur, venne ritrovato un vasetto con all'interno una pasta di polvere rossa, fatta con essenza di rosa e olio di sesamo.
Sembra lo portasse sempre con sé all'interno di una scatolina di madreperla e filigrane, con una sorta di cucchiaino per applicarla.
Le donne egiziane si coloravano le labbra con ossido salino di piombo o ocra arancione, misto a grasso animale.
Si dice che Cleopatra utilizzasse pigmenti di coleotteri o formiche per ottenere una sorta di ombretto scuro, per mettere in evidenza la sacralità dei suoi occhi e delle sue labbra.
Le donne greche invece ottenevano tonalità marroni con polveri di argilla.
Nella Roma imperiale, durante le celebrazioni religiose, le labbra delle statue degli Dei venivano colorate col minio, mentre gli umani usavano il cinabro, un minerale molto tossico.
Nel mondo orientale, le geishe si coloravano le labbra, le sopracciglie e gli occhi con petali del cartamo schiacciato.
Un rossetto dal colore iridescente e luminoso veniva fatto con ben 60 fiori e aveva lo stesso valore dell'oro.
In Giappone il rossetto si dice beni, da benibana, il fiore da cui veniva tratto.
giovedì 12 dicembre 2013
Difendere le mani dal freddo
Durante il periodo invernale, colle basse temperature, il vento, il passaggio dal freddo esterno al caldo dei termosifoni, l'esposizione forzata a tutte le intemperie, la sottile pelle delle mani e delle dita ha poche possibilità di difesa.
Infiammazioni, senso di tensione, screpolature, pellicine rialzate affliggono le nostre povere mani, che non possono mai concedersi una vacanza.
Ogni volta che si esce, dovremmo munirci di guanti e portarli, non solo in tasca o in borsa, ma sulle mani.
Cosa pressoché impossibile, perché il tessuto o la pelle dei guanti impedisce la presa.
Meglio pensare a curare le mani giornalmente, armandoci di un po' di pazienza.
Il momento più propizio è la sera, prima di andare a dormire, quando anche le mani vanno in meritato riposo.
Una volta la settimana è bene iniziare da una detersione profonda con uno scrub non troppo aggressivo magari ai sali del mar morto con olii essenziali, per un effetto spa.
Ottimo è anche l'esfoliante per il corpo di SBC, che esfolia, deterge, idrata e lascia un piacevole profumo agrumato.
Per aiutare la rimozione delle cuticole è valido il Diamond Skin Like Silk di Leighton Denny, facendolo seguire dall'applicazione di Remove e Rectify.
Quest'ultimo prodotto va massaggiato, lasciato in posa, al fine di ammorbidire le cuticole, le quali poi verranno eliminate o spinte in dietro con un apposito bastoncino.
E' utile massaggiare le dita, insistendo attorno alle unghie tutte le sere, con un olio nutriente o un balsamo.
In tal maniera si renderà la pelle morbida e si ostacolerà la formazione delle dolorose pellicine o delle ragadi sulle dita e attorno alle unghie.
Io uso per queste operazioni l'olio per cuticole di Leighton Denny o il suo balsamo mentolato, che si può stendere anche sulle labbra.
Dopo essermi presa cura delle dita, massaggio poi le mani con una generosa quantità di crema molto nutriente.
In questo periodo uso il Manuka Honey & Orange Blossom Body Butter di SBC, ricco di estratti di miele di Manuka della Nuova Zelanda, Fiori di Arancio, estratti di noce di kukui, olio di frutto della passione e burro di karité.
Poi metto sopra questo impacco i guanti di cotone e vado a dormire, lasciando che il riposo e il tepore del letto, facciano assorbire il tutto.
Al mattino bisogna massaggiare velocemente le mani con una noce di crema, non troppo grassa, altrimenti saremmo costretti a lavarci presto le mani.
Ottime sono le creme per mani dell' Occitane, in particolare per il mattino la crema-gel Freschezza Verbena, che dona un velo di idratazione, non unge e lascia un piacevole profumo di pulito alla Verbena.
Infiammazioni, senso di tensione, screpolature, pellicine rialzate affliggono le nostre povere mani, che non possono mai concedersi una vacanza.
Ogni volta che si esce, dovremmo munirci di guanti e portarli, non solo in tasca o in borsa, ma sulle mani.
Cosa pressoché impossibile, perché il tessuto o la pelle dei guanti impedisce la presa.
Meglio pensare a curare le mani giornalmente, armandoci di un po' di pazienza.
Il momento più propizio è la sera, prima di andare a dormire, quando anche le mani vanno in meritato riposo.
Una volta la settimana è bene iniziare da una detersione profonda con uno scrub non troppo aggressivo magari ai sali del mar morto con olii essenziali, per un effetto spa.
Ottimo è anche l'esfoliante per il corpo di SBC, che esfolia, deterge, idrata e lascia un piacevole profumo agrumato.
Per aiutare la rimozione delle cuticole è valido il Diamond Skin Like Silk di Leighton Denny, facendolo seguire dall'applicazione di Remove e Rectify.
Quest'ultimo prodotto va massaggiato, lasciato in posa, al fine di ammorbidire le cuticole, le quali poi verranno eliminate o spinte in dietro con un apposito bastoncino.
E' utile massaggiare le dita, insistendo attorno alle unghie tutte le sere, con un olio nutriente o un balsamo.
In tal maniera si renderà la pelle morbida e si ostacolerà la formazione delle dolorose pellicine o delle ragadi sulle dita e attorno alle unghie.
Io uso per queste operazioni l'olio per cuticole di Leighton Denny o il suo balsamo mentolato, che si può stendere anche sulle labbra.
Dopo essermi presa cura delle dita, massaggio poi le mani con una generosa quantità di crema molto nutriente.
In questo periodo uso il Manuka Honey & Orange Blossom Body Butter di SBC, ricco di estratti di miele di Manuka della Nuova Zelanda, Fiori di Arancio, estratti di noce di kukui, olio di frutto della passione e burro di karité.
Poi metto sopra questo impacco i guanti di cotone e vado a dormire, lasciando che il riposo e il tepore del letto, facciano assorbire il tutto.
Al mattino bisogna massaggiare velocemente le mani con una noce di crema, non troppo grassa, altrimenti saremmo costretti a lavarci presto le mani.
Ottime sono le creme per mani dell' Occitane, in particolare per il mattino la crema-gel Freschezza Verbena, che dona un velo di idratazione, non unge e lascia un piacevole profumo di pulito alla Verbena.
giovedì 5 dicembre 2013
L'abbronzatura 3 parte
L'Oriente invece sembra non aver mai conosciuto questo costume.
La donna, anche estremamente curata sotto i veli delle sue tradizioni e convinzioni religiose, mantiene sempre la sua pelle candida.
Comunque in Occidente negli anni '80 e '90 quanto più il bikini si riduce, tanto più l'abbronzatura viene accentuata.
Tutti noi, adolescenti di quel periodo, conoscevamo e usavamo espedienti, dalla spalmarsi la birra allo sperimentare gli unguenti più scuri e maleodoranti, pur di sfoggiare in fretta una bella abbronzatura.
Oggi, molto più consapevoli di un tempo dei rischi e problemi, che possono derivare da una abbronzatura selvaggia, si ritorna ad un ideale di carnagione dorata, salutare, ma non bruciata.
Complici di questo, sono anche serie televisive come Twilight, Dark Shadows e The Vampire diaries.
Mentre la moda nel suo filone dark e gotico, mostra che si può essere belli e interessanti, anche se pallidi.
La donna, anche estremamente curata sotto i veli delle sue tradizioni e convinzioni religiose, mantiene sempre la sua pelle candida.
Comunque in Occidente negli anni '80 e '90 quanto più il bikini si riduce, tanto più l'abbronzatura viene accentuata.
Tutti noi, adolescenti di quel periodo, conoscevamo e usavamo espedienti, dalla spalmarsi la birra allo sperimentare gli unguenti più scuri e maleodoranti, pur di sfoggiare in fretta una bella abbronzatura.
Oggi, molto più consapevoli di un tempo dei rischi e problemi, che possono derivare da una abbronzatura selvaggia, si ritorna ad un ideale di carnagione dorata, salutare, ma non bruciata.
Complici di questo, sono anche serie televisive come Twilight, Dark Shadows e The Vampire diaries.
Mentre la moda nel suo filone dark e gotico, mostra che si può essere belli e interessanti, anche se pallidi.
giovedì 28 novembre 2013
L'abbronzatura 2 parte
Ancora negli anni '20 del XX secolo, la pelle candida è prerogativa imprescindibile della signora per bene.
Nel 1960 la cantante italiana Mina pubblicava il suo primo album " Tintarella di Luna".
In verità già nell'ottocento si cominciò a studiare gli effetti biologici positivi dell'esposizione solare.
Nel 1903 Niels Ryberg Finsen vinse il premio Nobel della medicina, trattando malattie infettive colla fototerapia.
Il fatto che la vitamina D venisse assorbita dal corpo tramite il sole, portava i medici a raccomandare le esposizioni solari.
Inoltre il fenomeno dell'industrializzazione capovolse abitudini e convincimenti.
Le classi abbienti, per consiglio dei medici, iniziarono a prediligere le vacanze al mare e all'aria aperta, prendendo bagni di sole.
Mentre le classi povere, che lavoravano al chiuso nelle fabbriche, iniziarono ad impallidire.
La tintarella cominciò a diventare sinonimo di salute, vacanza, bellezza da fare invidia.
La svolta decisiva non poteva che venire da Madmoiselle Coco.
Coco Chanel nel 1923 esibì con disinvoltura la sua carnagione dorata dopo una vacanza in Costa Azzurra.
Tanto bastò alle Parigine, che nel giro di pochi anni buttarono via dal loro armadio ombrellini, guanti e velette.
Negli anni '40 il cinema hollywoodiano presenta attrici in bikini, sdraiate ai bordi delle piscine.
Il prendere il sole diventa un canone estetico positivo, segno di benessere, rilassatezza, svago e status symbol.
Da allora l'abbronzatura nel mondo occidentale viene vista come simbolo di giovinezza, vacanza, prestanza fisica e mentale.
Attrici come Bo Derek e Jennifer Lopez hanno incarnato l'idea del "glamour", che l'abbronzatura può conferire.
Mentre personaggi come Briatore, uniscono l'immagine della vacanza in Sardegna al potere e al danaro posseduto.
mercoledì 20 novembre 2013
L'abbronzatura 1 parte
All'alba della storia il genere umano doveva avere la pelle nera.
La conseguente pelle chiara è dovuto allo spostamento dell'uomo e ai flussi migratori, che lo hanno portato in zone poco soleggiate, ove la pelle non aveva più bisogno di produrre molta melanina, per difendersi dal sole.
Parallela alla storia del bikini, è la storia dell'abbronzatura.
Gli antichi Romani e Greci, che amavano esibire i loro corpi e frequentare Thermae e Solaria, di certo non disdegnavano l'abbronzatura.
Nel Medioevo, sia per effetto del Cristianesimo, che mortificava il corpo, sia per la poca attenzione alla pulizia e alla cura del corpo, come vediamo da dipinti e iconografie, il viso e il corpo venivano rappresentati diafani.
La pelle pallida era un segno distintivo dalla classe dei contadini, che, lavorando all'aria aperta, si abbronzavano la pelle.
Gli accessori più amati dalle dame settecentesche erano l'ombrellino, il parasole e i guanti, realizzati in tutte le fogge e materiali, di seta, di pizzo, adornati di ruches e nastrini, colorati o bianchi, civettuoli o sobri.
E se nonostante tutto, qualche raggio riusciva a colorare il viso, i rimedi erano subito pronti: un po' di latte fresco di mucca con qualche goccia d'acqua di colonia o una generosa incipriata al viso.
La conseguente pelle chiara è dovuto allo spostamento dell'uomo e ai flussi migratori, che lo hanno portato in zone poco soleggiate, ove la pelle non aveva più bisogno di produrre molta melanina, per difendersi dal sole.
Parallela alla storia del bikini, è la storia dell'abbronzatura.
Gli antichi Romani e Greci, che amavano esibire i loro corpi e frequentare Thermae e Solaria, di certo non disdegnavano l'abbronzatura.
Nel Medioevo, sia per effetto del Cristianesimo, che mortificava il corpo, sia per la poca attenzione alla pulizia e alla cura del corpo, come vediamo da dipinti e iconografie, il viso e il corpo venivano rappresentati diafani.
Durante il 500-600 la pelle delle classi nobili doveva essere rigorosamente pallida.
La pelle pallida era un segno distintivo dalla classe dei contadini, che, lavorando all'aria aperta, si abbronzavano la pelle.
Gli accessori più amati dalle dame settecentesche erano l'ombrellino, il parasole e i guanti, realizzati in tutte le fogge e materiali, di seta, di pizzo, adornati di ruches e nastrini, colorati o bianchi, civettuoli o sobri.
E se nonostante tutto, qualche raggio riusciva a colorare il viso, i rimedi erano subito pronti: un po' di latte fresco di mucca con qualche goccia d'acqua di colonia o una generosa incipriata al viso.
Basta leggere nel poemetto "Il Giorno" l'interpretazione ironica, che il Parini ci offre del " Risveglio del giovin signore".
La moda di allora vuole che il giovin signore affronti la vorticosa nuvola di cipria, come i suoi antenati affrontavano la polvere della battaglia.
La moda di allora vuole che il giovin signore affronti la vorticosa nuvola di cipria, come i suoi antenati affrontavano la polvere della battaglia.
venerdì 8 novembre 2013
Hotel Gardenia a Romano Canavese
A metà settembre, dovendomi fermare due giorni nel Canavese, in provincia di Torino, ho optato per l'Hotel Gardenia a Romano Canavese, scegliendo una matrimoniale a 70 euro per due persone, colazione inclusa, più 10 euro extra per la pulizia di animali.
L'Hotel bene in vista dalla strada provinciale, ispira fiducia già a vederlo esteriormente.
Ha davanti un ampio e comodo parcheggio, da cui si accede alla hall.
I gradini di accesso sono però troppo ripidi e poco comodi, per trascinare i bagagli.
L'entrata è allegra e ordinata, sorridente e gentile il personale della reception.
Il piano e la camera assegnataci, penso fossero in barocco piemontese, tutto questo legno massiccio non è di mio gusto.
La camera era piccola, ma gradevole, il balcone, su cui si affacciava, vivibile.
Spazioso, pulito e ben organizzato il bagno, tanto che ho fatto ben due docce.
Comodo il letto, ho dormito profondamente, nonostante il baccano, che veniva da una discoteca lì vicina, essendo sabato notte.
Ma il punto forte è stata la colazione: finalmente!
Una gentile impiegata conduceva l'ospite in una sala con ampio buffet, ricco di ogni ben di Dio!
Peccato non avere più tempo per assaporare un po' di tutto.
Comunque ho assaggiato dolcetti davvero deliziosi.
Ancora una volta gentile il personale al check out.
Ci hanno chiesto se tutto era stato di nostro gradimento.
Unico punto negativo il ristorante chiuso, che ci ha costretto ad andare a mangiare la sera in una ordinaria pizzeria nelle vicinanze.
L'Hotel bene in vista dalla strada provinciale, ispira fiducia già a vederlo esteriormente.
I gradini di accesso sono però troppo ripidi e poco comodi, per trascinare i bagagli.
Ma il punto forte è stata la colazione: finalmente!
Una gentile impiegata conduceva l'ospite in una sala con ampio buffet, ricco di ogni ben di Dio!
Peccato non avere più tempo per assaporare un po' di tutto.
Ancora una volta gentile il personale al check out.
Ci hanno chiesto se tutto era stato di nostro gradimento.
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