Vestire un maglione dolce vita di cashmere, è un piacere privato, che crea dipendenza.
Status simbol fin dai tempi degli Antichi Romani, nella Gran Bretagna e nella Francia ottocentesca vestire una stola di cashmere, voleva dire essere raffinati e ricercati al tempo stesso.
I costi di questo lusso dovevano essere elevati già allora, se Balzac in una novella lascia indecisa una ricca signora inglese tra l’acquisto di uno scialle in cashmere o quello di una carrozza.
Questo elegante comfort ci deriva storicamente da grandi Paesi lontani, da civiltà senza eguali, mondi tutti a sé, come la Cina, la Mongolia, l’Iran, il Tibet.
Lì vive la capra da cashmere, o capra dal “vello d’oro”, frutto di lunghe selezioni genetiche, che è in grado di produrre questa preziosa lanugine, sottilissima, anche di 14 micron, ma con un potere isolante dieci volte superiore quello della lana.
La pashmina è un tessuto totalmente cashmere, talmente morbido e leggero da passare all’interno di un anello.
Si ottiene dalle capre degli altopiani dell’Himalaya, con un processo lungo e costoso.
Il prezzo commerciale di un foulard di pashmina può oltrepassare le duecento euro.
Gli autori di numerosi articoli di riviste come ” Vogue” o film come ” Sex and the City”,, affermano che la pashmina è uno degli accessori più richiesti del nostro tempo.
Questo ci fa capire come ci sia da diffidare di capi in cashmere a buon mercato.
Magari in questi capi economici il cashmere è presente, ma in piccola percentuale, mescolato ad altri filati o addirittura “cerato”, per simulare una morbidezza e lucentezza inesistente.
Il vero cashmere non deve fare “ pallini ”.
Al tatto deve essere soffice, elastico e quasi impalpabile, se lo si stringe in una mano, deve poi subito tornare alle dimensioni originali.
Non deve essere peloso, perché il suo filato è sottile ma lungo.
Nei maglioni più belli ci sono solo due porzioni di maglia, cucite assieme da punti invisibili, magari artigianalmente a mano.
In tal modo il maglione non si sformerà o smaglierà, specialmente nei punti di attrito, come il collo o sotto le ascelle.
Difficile da trovare, quanto apprezzata, è la lavorazione del cashmere in Italia.
In genere la lavorazione di questo filato avviene in Cina, in maniera meno accurata e con macchinari meno perfezionati.
Magari in questi capi economici il cashmere è presente, ma in piccola percentuale, mescolato ad altri filati o addirittura “cerato”, per simulare una morbidezza e lucentezza inesistente.
Il vero cashmere non deve fare “ pallini ”.
Al tatto deve essere soffice, elastico e quasi impalpabile, se lo si stringe in una mano, deve poi subito tornare alle dimensioni originali.
Non deve essere peloso, perché il suo filato è sottile ma lungo.
Nei maglioni più belli ci sono solo due porzioni di maglia, cucite assieme da punti invisibili, magari artigianalmente a mano.
In tal modo il maglione non si sformerà o smaglierà, specialmente nei punti di attrito, come il collo o sotto le ascelle.
Difficile da trovare, quanto apprezzata, è la lavorazione del cashmere in Italia.
In genere la lavorazione di questo filato avviene in Cina, in maniera meno accurata e con macchinari meno perfezionati.
Mi sembra una buona idea indossare un bel maglione di cashmere, magari a collo alto, con un filo di perle bianche o, se si vuole essere più sofisticati, rosa.
Saremo pratiche ed eleganti per tutto il giorno ad un tempo stesso.